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Si riprendono le ricerche nei tunnel di Ravne

 

TAG: piramidi Bosnia, piramidi bosniache, Civiltà di Visoko, piramidi, archeologia, manufatto, tunnel Ravne, SBRG, SB Research Group

Dopo una lunga pausa forzata nelle ricerche il nostro gruppo di ricerca SBRG ha finalmente ripreso a lavorare nel sito di Visoko. In particolare in questo periodo è impossibile lavorare all’esterno per la cospicua quantità di neve caduta questi giorni.
E come nella scorsa stagione invernale, i tunnel di Ravne rimangono l’unica sede in cui è possibile continuare le ricerche protetti dalla neve e dal gelido clima continentale.

In realtà la situazione attuale in questo sito appare decisamente drammatica. L’apertura di una apertura ex-novo nella parete a fianco della zona dove fu localizzata nel luglio 2011 la struttura che si trova al di sotto del piano di calpestio dei tunnel ha causato in questa zona una modifica del movimento dei flussi di aria e quindi un ristagno di umidità mai visto in precedenza.

Lo scorso anno in questo stesso periodo i tunnel risultavano sempre asciutti e ventilati. Oggi, invece, una quantità incredibile di nebbia ristagna nella prima porzione dei tunnel per quasi un centinaio di metri. Il fenomeno è particolarmente evidente con il lampo del flash della macchina fotografica nelle immagini di seguito.

L’ambiente appare saturo d’acqua e, nonostante il tubo di drenaggio che scorre sotto la pavimentazione dei primi 100 metri dei tunnel, il fango sul piano di calpestio è ovunque intervallato da una costante teoria di pozzanghere che inzaccherano chiunque si avventuri nei tunnel.
Credo di non aver mai visto nulla di simile prima.

 

 

Fig. 1 - Una fitta nebbia sinistramente esce dall’ingresso principale dei tunnel ed accompagna il visitatore per circa un centinaio di metri all’interno del percorso dei tunnel. Poi i tunnel ritornano asciutti


Come se non bastasse questo, una notte di alcuni giorni fa sono giunti nuovamente i ladri nei tunnel ed hanno portato via tutti i cavi elettrici esistenti dell’apparato di illuminazione esistente assieme ai fari più potenti. I furti per recuperare del rame sono una piaga già vista da queste parti ed è già la terza volta che questo accade a Ravne. Ma questa volta il danno è stato veramente eccessivo per un’associata volontà vandalica di distruzione. I cavi sono stati recisi e i fari e le lampadine non trafugate sono state rotte.

Questa volta, la terza, il lavoro è stato metodico e deve aver richiesto parecchie ore per la sua attuazione, considerando circa un chilometro di cavi stesi all’interno di tutta la lunghezza dei tunnel nelle sue varie anse.

 

 

 

 

Fig. 2 - Le scatole di derivazione appaiono staccate e gli interruttori hanno i cavi tranciati. Dalle prese multiple i ladri non hanno neppure perso tempo a staccare le prese, ma hanno direttamente sezionato i fili con un tronchese. Le lampade rimaste e non trafugate giacciono in sede, ma in queste spesso la lampadina è stata rotta


Sicché ora non c’è parte del tunnel che sia illuminata, ma tristemente si è ripiombati nel buio. Ciò ha imposto la chiusura dei tunnel alla visita dei turisti.

Alla remissione di questo grave danno si rimedierà il mese venturo grazie alla donazione di un munifico sponsor bosniaco che si è detto deciso a rimediare a quanto successo. In questa occasione, finalmente la Fondazione bosniaca della Piramide del Sole installerà un sistema di allarme collegato con la locale stazione di polizia, impedendo finalmente il ripetersi di tali episodi.

Pertanto alla fine di febbraio si potranno riprendere le visite turistiche al sito che forniscono ossigeno con i biglietti di ingresso alle esauste finanze della Fondazione che cura gli scavi in questa sede.

Per quanto riguarda la zona dove è situata la struttura posta sotto il pavimento dei tunnel vi è la situazione ancora peggiore. Un vero e proprio fiumiciattolo scorre pigramente sopra di essa ed il fango la fa da padrone.

 

Fig. 3 - Un fiumiciattolo scorre pigramente al di sopra della zona dove è posta la struttura ritrovata a luglio 2011 con il georadar


I lavori per bonificare la zona con l’apposizione di un vallo in cemento prima e dopo la struttura ed un nuovo tubo di drenaggio sono totalmente falliti ed, anzi, hanno sicuramente peggiorato la situazione preesistente.

Qualsiasi lavoro serio per riportare alla luce l’interessante struttura appare ora impossibile e se si vuole agire in questo senso occorre uno studio più attento e calibrato.
Laddove si interviene diversamente dallo svuotamento di terra dai tunnel, si crea tutta una serie di conseguenze a cascata che creano varie problematiche imprevedibili.

I tunnel di Ravne appaiono perfetti nella loro essenzialità ed ad ogni intervento che disturbi il loro delicato equilibrio rispondono molto male. A riprova di ciò la parte terminale degli stessi che è anche la meno modificata appare asciutta, ventilata e non si assiste ad alcuna perdita di materiale. Non sono neppure necessari puntelli, grazie alla forma ad ogiva delle volte. Laddove i tunnel si allargano i costruttori hanno previsto dei muretti a secco che tuttora mantengono la loro azione di sostegno. Ma se si tenta di modificarli, alzando il soffitto o allargando le pareti cominciano a comparire i crolli, nonostante i moderni puntelli.
È incredibile che le porzioni più inalterate siano anche quelle che reggono meglio l’usura del tempo, dando ragione alle capacità architettoniche dei costruttori.

 

 

Fig. 4 - Nelle porzioni dove l’ambiente è più saturo d’acqua i puntelli stanno marcendo ed è una selva di muffe e di funghi sorge perfino sulle pietre


Nell’impossibilità di effettuare ulteriori scavi e dovendo proseguire le ricerche abbiamo deciso di continuare l’analisi delle forze elettromagnetiche presenti nei tunnel già esaminate in precedenza. Ugualmente abbiamo continuato le nostre ricerche sugli ultrasuoni presenti all’interno dei tunnel e sul fenomeno della “risonanza”.
Nel disastro appena descritto abbiamo però la possibilità di agire in un ambiente libero da turisti in visita e campi elettrici prodotti dalla presenza dei cavi di alimentazione per l’illuminazione. L’ambiente è perfettamente silenzioso e buio, ideale per le nostre misurazioni.

Inoltre l’illuminazione è solo quella delle lampade poste sui nostri caschi o da torce portatili a led. Ciò crea ambienti molto affascinanti e ci ha anche permesso di eseguire fotografie suggestive che rammentano le condizioni dei tunnel al tempo della loro costruzione.

 

Fig. 5 - Gli ambienti non illuminati dei tunnel appaiono ancora più misteriosi, ma estremamente affascinanti


Nei prossimi giorni illustreremo i metodi, la strumentazione ed i risultati di questa settimana di ricerca per la quale la Fondazione della Piramide del Sole  si è resa disponibile a fornirci l’apertura continuata dei tunnel in esclusiva. Nella seconda metà settimana giungeranno altri nostri collaboratori che ci assisteranno nei rilievi.

Paolo Debertolis – 18 gennaio 2012

 

 

 


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