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Analisi archeoacustica preliminare sui Templi Neolitici di Tarxien a Malta

Tag: archeoacustica, archeoa-acustica, basse frequenze, infrasuoni, trasduttori, Malta, Tarxien, neolitico, SBRG, SB Research Group

Qualche giorno prima e in coincidenza con la Conferenza sull’Archeoacustica dal titolo “L’Archeologia del Suono” che ha avuto luogo nell’isola di Malta il 19-22 febbraio 2014, un piccolo gruppo di membri del SBRG ha eseguito varie misurazioni di archeoacustica in alcuni antichi templi maltesi.

In particolare sono stati eseguite delle misurazioni nei templi di Tarxien dell’isola di Malta, mentre nell’isola di Gozo sono stati esaminati il tempio di Ggantija e il cerchio megalitico di Xaghra. 

Grazie alle autorizzazioni ottenute dall’organizzazione governativa Heritage Malta sono stati accessibili gli spazi normalmente chiusi al pubblico per le opportune misurazioni acustiche.

Per quanto riguarda i templi neolitici di Tarxien, che si trovano nell’abitato di Tarxien nel lato Nord dell’isola, questi si trovano totalmente circondati dalle case e non è stato facile effettuare delle registrazioni di alto livello al loro interno. L'analisi in studio delle registrazioni ha richiesto alcune settimane, ma ciò che sembra emergere in maniera evidente è una frequenza molto bassa che sembra provenire dal sottosuolo e che sembra aggirarsi tra i 21Hz e i 23Hz, sconfinando talora negli infrasuoni con un picco intorno ai 18Hz. 

 


 

 Fig. 1 - Tre esempi di registrazioni in due posizioni diverse all'interno del complesso archeologico: il tracciato audio appare costante per ogni registrazione. E' presente un picco che si aggira intorno ai 21-23Hz in quasi tutte le rilevazioni, talora esteso anche a 18Hz. La gobba alla fine del tracciato nell'ambito degli ultrasuoni sono un artefatto determinato dalle caratteristiche dei microfoni ultrasensibili, ma non sono stati rilevati ultrasuoni all'interno dei templi di Tarxien

 

 

Fig. 2 - Il tracciato registrato nel vicino ipogeo di Hal Saflieni, posto a poca distanza in linea d'aria dai Templi di Taxien. Il volume molto basso della partenza della linea sonora non deve ingannare: la registrazione è stata fatta ad un volume più basso. Ma a qualunque volume la forma non cambia, perché manca il picco a 21-23Hz rilevato nei Templi di Tarxiem. E' evidente che i rumori di faglia che sono percepibili a Tarxien non giungono molto lontano nel circondario

 

Come sappiamo e abbiamo verificato in precedenti ricerche su antichi siti in Europa (Bosnia, Serbia, Sud Inghilterra, ed anche in Italia ad Alatri), questo tipo di frequenze, se ad un volume adeguato e non troppo elevato, sono in grado di interferire con l'attività cerebrale in senso positivo. Questo effetto è particolarmente evidente in quelle persone che praticano la meditazione o la preghiera. Durante le misurazioni si è anche tentato di verificare l’eventuale presenza del fenomeno della risonanza all'interno di due templi, quelli in migliori condizioni, per la ricerca del quale sono stati usati vari strumenti musicali primitivi dal tamburo sciamanico alle campane a percussione, ma senza successo. Purtroppo la struttura appare troppo distrutta nelle sue porzioni più alte che si ritengono siano state ricoperte da un tetto disposto a cupola.

 

Fig. 3 - Le manovre di registrazione all'interno dei templi

 

Questi templi furono riportati alla luce dall’archeologo maltese T. Zammit nel 1915 dopo che nel 1913 alcuni contadini locali si erano lamentati che durante l'aratura del campo sovrastante avevano rovinato l’aratro per la presenza in esso di grandi blocchi di pietra. Tali templi sono stati poi ulteriormente scavati nel 1954 dall’inglese J.D.Evans e quattro anni dopo dall’archeologo D.Trump, che scoprì il riuso di essi ai tempi dell’Impero Romano come cantina.

Questo complesso neolitico fu inizialmente costruito tra il 3.600 ed il 3.000 a.C. come luogo sacro, ma all’inizio dell’Età del Bronzo (2.400-1.500 a.C.) i templi originali furono riutilizzati come deposito di urne funerarie. Ciò sta ad indicare che la popolazione originaria fu sostituita da nuovi venuti con diversi costumi sociali.

 

Fig. 4 - Uno sguardo dalle porte del tempio. Al centro la curatrice del sito archeologico che ci ha aiutato a comprendere meglio questa struttura

 

 

Fig. 5 - Ancora qualche suggestiva immagine del complesso preistorico che, come si vede, è circondato da un abitato densamente popolato

 

Inoltre, la struttura è stata ricostruita in più parti negli anni ’50 e laddove mancava un pezzo ai megaliti  è stata ricomposto utilizzando il cemento Portland, con il rischio di aver riprodotto un qualche cosa di non fedele all’originale, ma secondo i gusti del restauratore. Sicché sia il tipo di materiale utilizzato, rispetto il calcare corallino dei megaliti, che il loro posizionamento può aver nuociuto al corretto funzionamento sonoro dell’antica struttura. Non dimentichiamo che le ricostruzioni in cemento possono aver inoltre danneggiato la pietra originale. Purtroppo all’epoca del restauro questo problema non era conosciuto. 

Le parti ricostruite dei megaliti appaiono molto evidenti in particolare con la fotografia all’infrarosso, dove, al contrario che nella fotografia normale, le parti ricostruite appaiono più visibili in quanto molto più chiare. La fotografia all’infrarosso annulla anche il colore scuro dovuto alle muffe e i licheni presenti sulla superficie dei megaliti che impediscono di cogliere nella sua interezza l’elemento strutturale.

 


 

Fig. 6 - Alcune fotografie all'infrarosso che permettono di distinguere le pietre originali (in grigio) dalla parte ricostruita in cemento (in bianco). Nella fotografia all'infrarosso viene esaltata la differenza di riflessione della luce solare da parte dei due diversi materiali

 

 

Fig. 7 - Lo stesso elemento architettonico ripreso con due tecniche diverse. Sopra: la fotografia digitale è ripresa con un software proprietario della macchina fotografica Olympus E-5 che esalta il contrasto. Sotto: lo stesso soggetto però ripreso con una macchina fotografica all'infrarosso. Appare evidente la scarsa capacità di riflessione dei raggi solari del cemento che si presenta di colorito quasi bianco, mentre il cielo è quasi di completamente nero

 

Il complesso dei templi è costituito da quattro insiemi sacri. La prima delle quattro strutture, che si trova sul lato più orientale del sito è stato costruito tra il 3.600 e il 3.200 a.C., putroppo rimangono solo le fondamenta anche se la sua conformazione cinque absidi è ancora chiaramente visibile. Il Tempio Sud è il più altamente decorato di costruzioni megalitiche contenente anche la parte inferiore di una statua colossale di una figura femminile, e il Tempio Est, con le sue pareti a lastre di pietra ben conformate e dei fori denominati 'oracolari', sono stati entrambi costruiti tra il 3.150 e il 2.500 a.C. Il Tempio Centrale possiede sei absidi disposte su un unico piano e contiene elementi di prova di una copertura ad archi.

Il nostro gruppo di ricerca ha eseguito delle misurazioni su questi ultimi tre templi.

 


 Fig. 8 - Quel che rimane della colossale statua femminile (la Dea Madre) presente nel Tempio Sud

 

Per quanto riguarda invece le vibrazioni provenienti dal sottosuolo si è osservato che alcuni megaliti sembrano agire da trasduttori delle vibrazioni e alcune concavità o fori nel loro interno sembrano proiettare e concentrare queste vibrazioni su chi ci passa vicino. Il meccanismo appare molto interessante e rilevabile dagli strumenti. Un’antica tecnologia perduta che oggi può essere riscoperta grazie all’uso delle attuali sofisticate apparecchiature, ma che un tempo era rilevata solo dalla sensibilità dei soggetti più attenti o iniziati.

I fori, molto profondi, presenti nei megaliti sono tuttora considerati come dei buchi che servivano a sostenere i cardini di qualche sorta di porta. Ma la presenza dei fori sembra piuttosto diretta ad una maggior diffusione sonora delle vibrazioni meccaniche sotterranee come una sorta di altoparlanti antesignani. Il meccanismo scoperto da un nostro ricercatore associato, l'antropologo dr. Alesandro Severi, presente anche lui sul sito assieme a noi richiederà un ulteriore approfondimento di analisi, ma sembra fornire una nuova quanto intrigante interpretazione di questo sito archeologico. Certo occorre prudenza prima di affermare con sicurezza quanto riferito sopra, pertanto si sta già preparando un nuovo sopralluogo sul sito per riverificare quanto rilevato.

 

Fig. 9 - Anche da una mano sensibile può essere colta la vibrazione dell'aria a bassa frequenza

 

 Fig. 10 - Estrapolazione grafica della diffusione sonora

 

Si ringrazia per la disponibilità e la gentilezza il curatore del sito archeologico Joanne Mallia, del Dipartimento Siti Preistorici (Prehistoric Sites Department) del Heritage Malta. Grazie alla collaborazione della stessa si è potuto avere accesso a più parti dell’antico tempio senza limitazioni.

Sarà necessaria i prossimi mesi un ulteriore ricognizione nel sito archeologico per approfondire quanto ritrovato in questa occasione.

Paolo Debertolis - 20 marzo 2014

 

 


 

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