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Analisi archeoacustica del comprensorio di Ggantija nell’isola di Gozo
Tag: archeoacustica, archeoa-acustica, basse frequenze, infrasuoni, Malta, Gozo, Età Bronzo, neolitico, cerchio megalitico, Xaghra, Ggantija, attività cerebrale, SBRG, SB Research Group
Nell’ambito delle ricerche svolte su alcuni templi neolitici maltesi, abbiamo svolto un’interessante ricerca nell’isola di Gozo con ottimi risultati in particolare nel cerchio megalitico di Xaghra.
Se lo straordinario tempio di Ggantija è risultato privo di vibrazioni provenienti dal sottosuolo come invece ritrovato nei templi di Tarxien a Malta, lo stesso non si può dire del cerchio megalitico di Xaghra che è risultato il vero centro nevralgico di energia vibratoria proveniente dal sottosuolo.
Questa energia, si sottolinea meccanica vibratoria, sembra avere un largo picco con un apice compreso tra i 25hz e i 34Hz ed appare estremamente potente, più o meno paragonabile a quanto riscontrato nei templi di Tarxen nell’isola di Malta, ma con un range leggermente più elevato nella frequenza media e maggiormente oscillante nel breve periodo. La sua origine è da ricercarsi nel movimento di frizione tra le placche tettoniche Euroasiatica ed Africana i cui limiti vengono ad affrontarsi proprio vicino all'arcipelago di Malta.
Fig. 1 - La linea di contatto tra la placca tettonica africana e quella euroasiatica passa vicino a Malta
Fig. 2 - Velocità di movimento delle stazioni GPS poste lungo la linea di confine tra la placca africana e quella euroasiatica (da Serpelloni E. et al. Geophys. J. Int. 2007;169:1180-1200)
Abbiamo trovato qualcosa di ugualmente potente, oltre che a Tarxen, solo nelle nostre ricerche nel tempio di Cybele nel sito archeologico di Felix Romuliana in Serbia. In ogni caso questo largo picco sembra sconfinare senza problemi sia nel campo degli infrasuoni che in banda udibile comodamente fino ai 40Hz. Questo fa sì che la vibrazione sia chiaramente percepibile per un orecchio attento e, per chi è più sensibile, anche dai i sensori vibratori del nostro organismo (meccano-recettori del Meissner).
Ciò spiega perché anche oggi alcuni gruppi di meditazione chiedano di essere accompagnati in questo luogo, che può essere visitato solo con esplicita richiesta alle autorità maltesi competenti, per svolgere con successo questa tecnica di concentrazione mentale a scopo religioso, filosofico o spirituale.
Come rilevato nelle nostre precedenti ricerche in altri siti archeologici sacri, queste vibrazioni vengono percepite dalle persone più sensibili come una non specificata energia proveniente dal sottosuolo, ma che ha un chiaro effetto sull'organismo umano ed in particolare sull'attività cerebrale.
Fig. 3 - Lo straordinario picco di basse frequenze costantemente presente in tutte le diverse registrazioni eseguite nel cerchio megalitico di Xaghra
Il cerchio megalitico, che si trova a poche centinaia di metri dal più noto Tempio di Ggantija, fu scoperto la prima volta all’inizio dell’800, riscoperto poi negli anni ’60 e successivamente indagato congiuntamente in una collaborazione tra l’Università di Malta e l’Università di Cambridge a cavallo tra il 1987 e 1994. Di seguito lo scavo fu poi di nuovo ricoperto per preservare le sue caratteristiche mancando i fondi per aprirlo costantemente al pubblico.
Si ritiene che il primo insediamento risalga ad un periodo compreso tra 4.100 e 3.800 a.C. Successivamente, come per i templi di Tarxien a Malta, fu adattato a luogo di sepoltura dalla stessa comunità che praticava i suoi riti nel vicino tempio di Ggantija intorno al periodo 3000-2400 a.C.
Probabilmente questa struttura ipogea, ora in parte crollata, non aveva questa destinazione anche se in essa sono state trovate numerose parti di scheletri che sembrano essere state spostate in questo luogo e non originariamente tumulate in quanto incomplete e separate, quasi questa struttura fosse stato adattata successivamente a mausoleo per gli antenati.
Originariamente possedeva un enorme ingresso in pietra che dava accesso a dei gradini che portavano alle grotte sottostanti dove si trovavano gli altari. Tutta la zona superficiale era circondata da pietre megalitiche disposte a cerchio, come per delimitare la zona sacra sottostante. Nella zona ipogea vi era al centro una sala delimitata da altari e tutto attorno delle grotte, ora in parte crollate, suddivise al loro interno da ampie lastre di pietra.
Fig. 4 - Ricostruzione grafica del cerchio megalitico di Xaghra. Cerchiati in rosso le due posizioni dentro alle quali sono stati inseriti i microfoni
Le nostre misurazioni di archeoacustica si sono attuate in due principali posizioni: un profondo pozzo posto a lato del camminamento che conduce alla scala in pietra che porta alla sala centrale dell'ipogeo e in una grotta crollata che si affaccia nella sala principale dell'ipogeo (rispettivamente le posizioni A e B dell'immagine sovrastante). I microfoni ultrasensibili (Sennheiser MKH 3020) sono stati calati dalla superficie profondamente senza scendere nei pozzi in quanto ciò è esplicitamente vietato dalle autorità. In questo modo i cavi schermati accoppiati e sufficientemente lunghi sono stati lasciati sospesi in modo che i microfoni non toccassero il suolo. Ciò allo scopo di evitare fenomeni di attrito con il terreno da parte dei microfoni che avrebbero generato rumori spuri in grado di inficiare le registrazioni. Questa posizione dei microfoni è apparsa sufficientemente profonda e al riparo dal vento. Inoltre durante la registrazione si è valutato attentamente con l’ascolto in cuffia che i suoni provenienti dai microfoni fossero genuini e non frutto di attività umana o dal movimento del vento. Si sono ripetute diverse registrazioni in momento successivi con una lunga pausa tra i diversi file.
Fig. 5 - Le manovre per collocare i microfoni nel pozzo presente a lato del camminamento che porta all'ipogeo (posizione A della figura 4)
In entrambe le collocazioni A e B, circa ad una ventina di metri l’una dall’altra, dove sono stati posizionati i microfoni, si è rilevata la stessa bassa frequenza vibratoria come quella di un motore in movimento rotatorio. Il suono è senz’altro attribuibile a movimenti tettonici sottostanti e apparentemente non a corsi d’acqua sotterranei, vista la scarsità di questo elemento naturale nell’Arcipelago di Malta. In prossimità del cerchio megalitico sembra non esserci alcuna fabbrica o attività umana in grado di generare un rumore del genere.
Fig. 6 - Una delle grotte che si affacciavano sulla sala principale dellipogeo
Fig. 7 - Il sito archeologico è protetto da un recinto e chiuso da un cancello. La visita è possibile solo a richiesta all'istituzione governativa Heritage Malta e solo se accompagnati. E' proibito scendere nella zona dell'ipogeo
In base alle ricerche eseguite dal nostro gruppo di ricerca in tutta Europa, possiamo supporre che, quando all’interno del cerchio megalitico era presente un ipogeo, in questa struttura la vibrazione poteva essere colta molto meglio, come alla stregua del ritrovarsi all’interno di una cassa armonica.
Questo tipo di vibrazione aveva un sicuro effetto sull’emozionalità di chi sostava in preghiera o in meditazione nell’ipogeo facendo il vero spazio sacro direttamente collegato al più famoso Tempio di Ggantija.
Fig. 8 - In fase di ascolto prima delle registrazioni è importante valutare con un battito di mani se i microfoni possono essere influenzati dai rumori provenienti dall'ambiente circostante. In questo caso si è verificato che i microfoni erano stati calati così profondamente da essere scarsamente interessati dai rumori d'ambiente
Fig. 9 - Anche nella posizione B della figura 4 i suoni rilevati erano del tutto sovrapponibili a quelli rilevati nel pozzo a lato del camminamento di ingresso (posizione A)
Abbiamo svolto un’attenta ricerca delle sonorità provenienti dal sottosuolo anche nel tempio di Ggantija, ma a parte l’inquinamento acustico presente per la strada di accesso al sito non molto lontana (comunque su frequenze più alte che quelle ritrovate nel cerchio megalitico) non si è ritrovato nulla di paragonabile sullo spettro sonoro di quanto ritrovato nel cerchio megalitico.
Fig. 10 - Il sito di Ggantija come è visibile nella sua interezza. Sopra: visione del tempio dalla collina di fronte. Sotto: l'aspetto del tempio visto dal retro
La ricerca volta anche ad accertare se vi fosse qualche fenomeno di risonanza presente all’interno delle absidi mediante strumenti musicali è stata ugualmente frustrante in quanto la presenza di gabbie metalliche atte a puntellare le enormi pietre presenti nel sito hanno agito da fenomeno di disturbo nella riflessione delle onde sonore, per cui non ci si può pronunciare definitivamente su questo aspetto.
Fig. 11 - La presenza di numerosi tubi innocenti di contenimento ha comunque frustrato qualsiasi tentativo di verificare la presenza del fenomeno di risonanza sollecitato da strumenti musicali come tamburi o campane a percussione utilizzate nelle verifiche
Ugualmente le zone prive di puntelli hanno subito tali rimaneggiamenti nei millenni, tali da alterare la loro forma originale con tetto a cupola, da rendere praticamente impossibile una valutazione sonora adeguata nel campo della risonanza eventualmente voluta dai loro edificatori.
Fig. 12 - Anche nelle zone più sacre del tempio i rimaneggiamenti o il deterioramento delle strutture hanno fatto sì che non fosse rilevato nulla
Fig. 13 - Grafico tipo delle registrazioni effettuale nel Tempio di Ggantija: non sembra rilevarsi nulla di eccezionale al contrario di quanto rilevato nel cerchio megalitico di Xaghra. I picchi rilevabili a metà della curva sono semplici rumori ambientali
È da notare però che alcuni megaliti presentano gli stessi buchi nel loro contesto che nei Templi di Tarxien. Ciò potrebbe indicare che a suo tempo potrebbero aver agito come diffusori, similmente alle canne di una cornamusa, per espandere le vibrazioni provenienti dal sottosuolo. Ora però tale vibrazioni, a differenza che nel cerchio megalitico di Xaghra, non sono più presenti.
Fig. 14 - I fori presenti nei megaliti a Ggantija sembrano del tutto simili a quelli presenti nei Templi di Terxien
Abbiamo comunque voluto ritrovare una linea di rumore di base presente in quella zona che potesse fungere da riferimento per quanto registrato nei templi sopra citati. A questo scopo abbiamo scelto la collina presente dirimpetto al Tempio di Ggantija, dove sono ancora presenti degli insediamenti preistorici. In particolare abbiamo calato i microfoni attraverso l’imbocco di una cisterna preistorica ormai asciutta, posta sulla cima della collina e scavata nella roccia.
Il tracciato ottenuto nelle registrazioni è apparso privo di qualsiasi picco determinato da rumori provenienti dal sottosuolo a conferma dell’eccezionalità di quanto ritrovato nel cerchio megalitico di Xaghra.
Fig. 15 - La collina posta di fronte al tempio di Ggantija sede di un antico insediamento preistorico non ancora indagato
Fig. 16 - La cisterna ormai asciutta scavata nella roccia dove abbiamo calato i nostri microfoni
Fig. 17 - Sopra: l'aspetto grafico delle registrazioni eseguite nella cisterna: non vi è assolutamente nulla di significativo. Sotto: l'aspetto della curva sonora se misurata all'interno del cerchio megalitico di Xaghra. E' veramente evidente in questa registrazione quanto all'interno del cerchio megalitico sia presente una potente vibrazione con un apice a 28Hz
La domanda che può essere posta è come l’antica civiltà megalitica abbia fatto ad accorgersi delle vibrazioni presenti in quella zona e all’interno delle caverne presenti del cerchio megalitico di Xaghra. La risposta è abbastanza semplice, visto l’alto livello sonoro presente di quelle frequenze comprese nello spettro uditivo umano e che molto semplicemente avrebbero potute essere ascoltate meglio appoggiando l’orecchio al suolo per trasmissione della vibrazione per via ossea.
È probabile che queste vibrazioni, molto vicine al ritmo della frequenza delle onde cerebrali, abbiano creato un senso di esaltazione e misticismo in chi trovandosi all’interno di questo ipogeo, che quando integro deve aver agito come una cassa armonica, abbia praticato la preghiera o la meditazione, e si sia sentito come avvolto nei rumori del ventre della Grande Madre e in contatto con le profondità del pianeta.
Fig. 18 - Ricostruzione grafica del cerchio megalitico di Xaghra presente all'interno del museo di Ggantija (Heritage Malta)
Fig. 19 - Alcuni degli oggetti votivi ritrovati durante gli scavi nel cerchio megalitico di Xaghra (Heritage Malta)
I nostri più sentiti ringraziamenti vanno all'istituzione maltese Heritage Malta per averci concesso l'accesso alle zone chiuse al pubblico del comprensorio di Ggantija per le nostre ricerche ed in particolare la nostra gratitudine va alla dr.ssa Daphne Caruna, curatrice del sito archeologico, che ci ha assistito ed aiutato durante le nostre rilevazioni
Paolo Debertolis – 25 marzo 2014