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Sistemi di risonanza acustica negli antichi siti e attività cerebrale correlata

Paolo Debertolis*, Giancarlo Tirelli**, Fabrizio Monti***

 
 * Cattedra di Archeologia Odontoiatrica, Dipartimento di Scienze Mediche - Università degli Studi di Trieste
** Dipartimento Patologie del Capo e del Collo, Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica, Dipartimento di Scienze Mediche - Università degli Studi di Trieste
*** Direttore del Dipartimento di Neurofisiologia Clinica , Clinica Neurologica - Università degli Studi di Trieste

 
Riassunto - La ricerca è stata condotta in collaborazione con il Dipartimento Testa e Collo e l'Unità di Neurofisiologia Clinica presso l'Università di Trieste per valutare gli effetti del fenomeno della risonanza sull’organismo umano. Abbiamo lavorato con dei volontari che sono stati sottoposti all'esame elettroencefalografico (EEG) durante l'ascolto di toni sonori compresi tra i 90Hz e i 120Hz, simili ai toni di risonanza ritrovati in alcune antiche strutture costruite nel Periodo Neolitico in Europa (Inghilterra, Irlanda, Italia, Malta). Esattamente come nello studio di Ian Cook eseguito presso l'Università della California (UCLA , 2008), tutti i nostri volontari sono stati sottoposti a un volume sonoro "confortevole" in una stanza fonoassorbente. Questa stanza, che è utilizzata normalmente anche per i test audiometrici svolti nella Clinica Otorinolaringoiatrica,  è stata opportunamente modificata sia nel software che nel hardware. Questa tipologia di camera è inoltre protetta da una gabbia di Faraday per impedire eventuali interferenze elettromagnetiche provenienti dall’esterno che avrebbero potuto influenzare i risultati. Dopo due minuti di silenzio per la valutazione del ritmo del cervello a riposo, i volontari sono stati sottoposti a toni di 90, 95, 100, 105, 110, 115, 120Hz disposti in modo casuale per un minuto ciascuno. Alla fine di ogni ciclo hanno ascoltato un mantra intorno alle stesse frequenze per un periodo di due minuti. Tecnici esperti hanno esaminato gli EEG per verificare i dati raccolti. In essi vi hanno ri trovato che ci poteva essere una prevalenza delle aree frontali (anteriori) o occipitali (posteriori) senza una predominanza di un emisfero cerebrale sull’altro (di sinistra o di destra) durante l’esecuzione dei suoni. Ogni volontario ha dimostrato una diversa sensibilità per i vari toni, senza che vi fosse un tono prevalente per tutti (cioè 110Hz  come nello studio di Ian Cook), ma esibendo una forte risposta solo a toni soggettivi e personali (90Hz, 105Hz, 120Hz...) compresi però nella gamma utilizzata.


 
Questo lavoro scientifico è stato presentato alla Conferenza "Archaeoacoustics. The Archaeology of Sound (Archeoacustica. L’archeologia del suono)”, Malta , 19-22 febbraio 2014, e sarà poi pubblicato sugli atti del congresso, disponbili in Internet (ISBN-13: 978-1497591264, ISBN-10: 1497591260).

Sito della Conferenza di Malta

Testo originale del lavoro scientifico in lingua inglese.



 

 

 
 


 

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